Libro 3: seconda edizione

La Sciagura di Uragada è di nuovo disponibile su Amazon, nella seconda edizione. In questi giorni il libro è stato revisionato da Francesca Ghiribelli , con la quale abbiamo deciso di apportare anche delle piccole aggiunte. In sostanza, oltre a rendere il testo più scorrevole e privo di errori, ho modificato i seguenti punti: - Ziran DoppiaSaetta ha avuto un piccolo approfondimento psicologico. Non era un mio personaggio principale, ma lo è diventato per esigenza narrativa. L’avevo lasciato ai margi intenzionalmente, eppure, come capita spesso a noi scrittori, i personaggi fanno ciò che gli pare e quindi Ziran si è preso più spazio di quanto io avessi deciso. Quindi era giusto dare una piccola occhiata nella sua testa. - Krista Uno dei capitoli che la riguardano (Filtro d’Amore), lo avevo inserito per ultimo, appena finito il libro, rendendomi conto che lei, al contrario di Ziran, era fondamentale per la trama. Non faccio spoiler, quindi non posso spiegare qui le mie aggiunte nei capi

Recensione: Caioneadh, La dama urlante

(Eva D'Amico)

Questo titolo mi è stato suggerito in una pagina Facebook e tra i tanti ho optato per questo perché: è autoconclusivo, non costa troppo, è disponibile su KindleUnlimited. Non mi è importato chi fosse l’autore o della casa editrice. La descrizione mi ha incuriosita, l’estratto di Amazon ha fatto il resto.

Di cosa parla?

Le Caioneadh, cioè le dame urlanti, sono streghe che tramandano i poteri della loro specie, procreando solo femmine, nel loro piccolo villaggio nei boschi. Sono donne connesse alla natura in tutte le sue forme; elementi e spettri; morte e vita; equilibrio e fato.

Aibhill è una di loro, capace di vedere il futuro di un uomo solo guardandolo e chiamare le forze della natura in suo aiuto. Una ragazza dolce, che personifica il bene e la saggezza delle donne della sua stirpe. Perché tutte loro sono consapevoli di ciò che sono, del destino che si dovrà compiersi, del loro ruolo e sanno accettarlo come nessun umano farebbe. Gli uomini temano le streghe, perché ignari della loro reale natura volta al bene, alla Madre.

Quando il re chiama Aibhill in missione per accompagnare l’erede al trono nel suo viaggio, anche lei si renderà conto dell’ostilità nei suoi confronti. Tuttavia è determinata a proteggere il principe; a rispettare il suo incarico, perché se fallisse, provocherebbe la distruzione di tutte le Caioneadh.

Il viaggio non andrà come sperato, ma sarà solo l’inizio di tutto e del destino che dovrà compiersi. Fato scelto per lei e i suoi compagni di avventura fin dalla sua nascita.

Perché mi è piaciuto.

Fin dal primo capitolo sono stata catturata da queste “caioneadh”, specie quando la protagonista legge il futuro dei due giovani seduti davanti a lei. In poche righe comprendi di cosa siano capaci queste streghe, dove e perché si fermino. Intuisci la loro natura e la connessione che possiedono con gli elementi.

Non ci sono inutili spiegazioni (o peggio: riassunti) dei loro poteri o da dove derivano. Tutto è “mostrato”, anche nei piccoli riferimenti al passato, alla capostipite. Ripresi anche più volte durante il libro, ma senza cadere nella ripetizione; ogni volta si aggiunge un pezzo, ogni frase ha il suo perché.

I personaggi sono coinvolgenti. Riesci a visualizzare bene i loro pensieri, a vedere con i loro occhi e intuire il loro stato d’animo, apprezzare la loro evoluzione.

La storia è lineare, in cui ci si immerge passo dopo passo. Senza spiegazioni inutili, ma con un ritmo incalzante dato da un intelligente padronanza del “mostrare”. Privi di inutili salti nel passato.

Lo stile è scorrevole, senza intoppi o troppe ripetizioni.

La magia è l’involucro che racchiude il lettore pagina dopo pagina, che accompagna nella scoperta dei poteri delle dame, della loro capostipite per poi andare oltre, fino a toccare la figura della Morte e della Vita, del Fato e di questo equilibrio che non deve essere spezzato.

Un libro che merita, perché è riuscito a tenermi incollata fino alla fine, cosa ormai che accade di rado.

Cosa non mi è piaciuto.

Ho storto il naso appena ho aperto Kindle: l’impaginazione.

Non ho capito perché il testo non è giustificato, se appunto fosse voluto, ma credo di sì; parliamo di una Casa Editrice, non di self.

Probabilmente in molti odiano gli spazi vuoti lasciato dalla “giustificazione”. Tuttavia, vuoi per abitudine, continuo a preferire una buona formattazione.

Se la pima cosuccia potrebbe avere la sua spiegazione, non ne ha la mancanza del rientro del capoverso. Posso accettarlo nel web/blog, ma in un libro no. Preferisco la classica impaginazione/formattazione, a quanto pare.

Un altro fattore di disturbo è stata la benedetta “ò” che puntualmente compariva in corsivo. Evidentemente il font scelto non possiede la lettera citata, ma ciò non giustifica l’uso di questo font. La sospensione dell’incredulità è compromessa.

Ci sono dei piccoli refusi sparsi, cosa perdonabile. Per quello che ho potuto, ho segnalato tali errori durante la lettura (dato che ho letto tramite KindleUnlimited). Capisco che sia difficile estirpare tutte le sviste. Anche i lettori dovrebbero contribuire in parte, specie se la storia merita, poi al passaparola (che è più importante).

La narrazione in prima persona non mi è mai piaciuta, ma in generale la accetto.

Qui, oltre alla prima persona, c’è anche il multiplo punta di vista e tutti sempre in prima. Questo rende più difficile la lettura, anzi a maggior ragione avrei preferito la terza persona. Dato che ti trovi sbalzato da una testa all’altra, spesso dopo pochissime righe.

Ma, e si tratta di un grande MA, funziona dannatamente bene. Non so se sia stata la scelta dell’autrice o di un consigliere, eppure l’ho trovato geniale.

Infatti ogni cambio è evidenziato dal nome del prossimo personaggio e in più, ogni personaggio è caratterizzato abbastanza da evitare confusioni.

Ciò che ho trovato strano è che la stessa scena è spiegata da tutti i personaggi; accade qualcosa e il lettore rimbalza dentro la testa di almeno tre o quattro tizi. Cosa che reputo superflua; a volte lasciar intendere cosa pensa qualcun altro, è a favore della storia. Oppure accennare qualcosa appena ripreso il personaggio, sarebbe bastato. Comunque, lo ripeto, funziona.

I personaggi, come detto sopra, sono ben presenti e non vetri opachi attraverso cui guardiamo gli eventi. Eppure qualcosa non va come deve. I protagonisti seguono un’evoluzione, a volte troppo precipitosa, tanto che ho smesso di apprezzarne uno e non condividere il drastico cambiamento dell’altro. Questa fase del transito o di  “illuminazione” doveva essere gestita meglio, magari con un conflitto interiore più marcato tra “ciò che ero e ciò che sono ora”. Ammetto che anche nella vita reale capita di cambiare all’improvviso a seguito di certi eventi, tanto che ci sembra di averci strappato le bende dagli occhi, però qui avrei preferito un po’ più di coerenza e non di totale cambiamento, al punto da non riconoscere più la persona.

Per quanto riguarda la protagonista, devo fare un discorso inverso. Lei sembra essere dolce, tenera e timorosa del mondo, ma anche potente. Non è il genere di personaggio che amo particolarmente. Il mio timore era che poi si rivelasse tutt’altro o che le premesse si infrangessero. Non è andata così, anzi: si è mostrata per quello che è, dall’inizio fino alla fine; buona, dolce ma potente. Non la potrei mai amare fino in fondo perché “i troppo buoni” o i “troppo cattivi” mi sanno artificiosi, ma ciò non mi impedisce di apprezzarla.

Un’altra mancanza che ho percepito è l’atmosfera, dettata dalla mancanza di descrizioni dei luoghi. I quali sono pochi, i principali: la foresta, un villaggio povero e semplice, un castello e la Capitale. Descrivere una foresta o l’interno di una capanna non è necessario, tutti sappiamo come sia un bosco o una capanna. Eppure qualche parolina in più sarebbe stata una ciliegina sulla torta.

Ho notato spesso l’aggettivo “ordinato” come unica spiegazione. Ordinato cosa? Non riesco a visualizzare.

Purtroppo devo dire di non aver avuto alcuna emozione alle rivelazioni, momento in cui mi sarei dovuta stupire, invece no perché prima della metà del libro avevo intuito le origini della protagonista. Non dico che sia chiaro, anzi credo addirittura che ci sia un “depistaggio” ma non sufficiente per togliermi dalla testa l’idea. Spero che altri lettori non lo notino e possano essere appagati dalla storia che ne segue.

Anche il finale mi ha lasciata abbastanza indifferente. Non credo che sia finita male, ma neanche bene. Insomma non mi ha emozionata.

Lo consiglio?

Sì. La parte che più ho apprezzato è la mancanza di brodo allungato e di salti temporali inutili. Le scene sono mostrate dalla prima all’ultima, senza infinite descrizioni o eccessiva introspezione (direi q.b.). Personaggi coerenti con la storia.

Su Facebook avevo chiesto qualcosa di originale e l’ho ottenuto.

Sicuramente leggerò altri libri dell’autrice, perché sono sicura che questo “timido” ma potente passo, proprio come la sua protagonista, possa rivelarsi davvero interessante per quelli futuri.

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